Da metà ‘800, con la nascita del calcio moderno, l’obiettivo dei costruttori di palloni è sempre stato quello della rotondità della sfera, della stabilità in termini di forma e peso, e della resistenza all’usura. Dal Telstar di Messico 1970, fino al Fevernova di Corea-Giappone 2002, la struttura del pallone è quella classica, composta da trentadue pannelli cuciti di forma esagonale e pentagonale. Due generazioni di Telstar e sei di Tango non conoscono innovazione se non nel design e nella maggiore impermeabilità all’acqua, con il passaggio dal cuoio al sintetico; solo verso fine secolo, con l’introduzione della schiuma, inizia la ricerca per spingere il pallone verso prestazioni più elevate. Dopo il Fevernova, l’evoluzione tecnologica applicata ai palloni cresce in modo esponenziale. Il +Teamgeist presentato a Germania 2006 è composto da quattordici pannelli curvi termosaldati tra loro, che scendono ulteriormente a otto con Jabulani di Sudafrica 2010 e infine a sei con Brazuca di Brasile 2014.
I palloni di nuova generazione presentano una rotondità sempre più tendente alla perfezione; vengono impiegate nuove tecnologie che migliorano la precisione dei tiri e l’aerodinamica e aumentano ulteriormente la stabilità della sfera.
Il 2006 rappresenta l’inizio di un’epoca anche per l’introduzione del secondo pallone del Mondiale: il+Teamgeist Berlin, Jo’bulani e il Brazuca final Rio, sono stati disegnati per essere usati in una sola partita, quella che incorona il vincitore del torneo.
É il momento di massima sfida: la palla della finale è speciale, non solo perché ripropone il design di quella ufficiale nei colori della Coppa, ma anche perché è personalizzata con il nome dello stadio, delle squadre e con data in cui è giocata la partita.