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LA PASSIONE

, gennaio 14.2016
LA PASSIONE
Vi abbiamo augurato buone Feste con l’immagine di Babbo Natale che gioca con il pallone Jabulani di Sud Africa 2010; “Jabulani” in lingua zulù significa infatti “fare festa” e il nome di questo pallone vuole evocare la passione che unisce tutti i popoli nei festeggiamenti dei Mondiali di calcio.

Oggi i Mondiali sono un evento che richiama il pubblico di tutto il pianeta, eppure il calcio nella sua connotazione moderna è uno sport relativamente recente. Fu infatti giocata tra Scozia e Inghilterra, nel 1872, poco più di centocinquant’anni fa, la prima partita internazionale ufficiale. Proprio in Gran Bretagna, infatti, prese vita il primo regolamento condiviso del calcio e questo sport ebbe tale presa che fu inserito nei programmi universitari per trasmettere agli studenti il rispetto delle regole e l’importanza dello spirito di squadra nel perseguire il medesimo obiettivo.

Grazie ai rapporti commerciali inglesi con le città portuali del Mediterraneo e del Sud America, le regole del bel gioco si diffusero poi rapidamente anche in altri Stati. In Italia il club pioniere fu il Genoa, fondato il 7 settembre 1893.

Il primo torneo tra Nazionali, erano sei e tutte europee, fu organizzato ai Giochi Olimpici del 1908, ma il CIO mise presto in discussione la presenza del calcio alle Olimpiadi come disciplina sportiva e soprattutto il suo carattere dilettantistico, visto che si stavano formando i primi professionisti.

Per tutta risposta la FIFA organizzò nel 1930 il primo Campionato Mondiale di Calcio; si svolse in Uruguay e parteciparono solamente tredici squadre. A causa degli alti costi di trasferta le squadre europee più importanti non presero parte, mentre l’Inghilterra, per presunzione di superiorità, negò la sua presenza al torneo fino al 1950.

Questa prima edizione fu seguita da pochi appassionati ed anche la carta stampata riservò alla notizia del torneo solo brevi trafiletti tra le pagine sportive.

Era l’era dei pionieri, i giocatori indossavano scarpe che sembrano stivaletti con tacchetti inchiodati alla suola, la palla era in cuoio naturale sicché cambiava forma e peso durante il gioco, e per seguire le partite bisognava recarsi allo stadio. Non esisteva neppure un mercato degli accessori, fatta eccezione per il pallone e le scarpe, i cui modelli migliori arrivavano dall’Inghilterra. Negli anni ’50 si utilizzavano le valigie in cartone per trasportare il materiale sportivo, i secchi in ferro riempiti di acqua gelida per soccorrere gli infortunati e le borse termiche in gomma servivano da borraccia.

Il vero sviluppo del calcio come lo conosciamo oggi si lega al grande successo popolare dovuto alla diffusione della televisione, a partire dal secondo dopoguerra.

I Mondiali di Svizzera 1954, anno in cui in Italia nasceva la RAI, furono i primi ad essere trasmessi sullo schermo attraverso un’accurata programmazione radiotelevisiva. La TV rese possibile seguire le partite senza raggiungere gli stadi, ed il calcio, forse anche grazie ad un’innata telegenicità, conquistò in breve tempo le popolazioni di tutti i continenti.

Messico 1970 è stato il primo Mondiale trasmesso via satellite a colori, anche se in molti Stati veniva ancora utilizzata la programmazione in bianco e nero. Non è un caso che il primo pallone commissionato ad Adidas per questo torneo fosse bianco e nero; la FIFA richiese infatti all’azienda tedesca di fornire un prodotto che si potesse ben distinguere attraverso lo schermo. Per due anni il pallone ufficiale fu quindi formato da venti esagoni bianchi e dodici pentagoni neri, e venne battezzato Telstar, “Star della televisione”, proprio in onore di questo sposalizio che portò in brevissimo tempo il calcio, e nella sua manifestazione agonistica per eccellenza i Mondiali, ad essere lo sport più seguito di sempre.

Nel Mondiale di Germania1974 venne aumentato per esigenze televisive il numero di partite giocate. In seguito alla diffusione del calcio professionistico a livello globale, nel Mondiale di Spagna 1982 il numero di squadre partecipanti al torneo venne portato da sedici a ventiquattro: per la prima volta parteciparono squadre di tutti e cinque i continenti. Solo nel XXI secolo, il torneo fu giocato fuori dell’Europa e dell’America con il Mondiale di Giappone/Corea 2002, evento che si ripeté nel 2010 quando venne ospitato in Sud Africa.

Ogni quattro anni la popolazione mondiale si unisce attraverso la passione per il calcio.

Dopo le Olimpiadi, i Mondiali di calcio sono la seconda competizione sportiva ad essere seguita di più in TV. Nell’ultima edizione, quella di Brasile 2014, ha raggiunto oltre tre miliardi di spettatori televisivi, e oltre duecento milioni di persone ha seguito su dispositivi mobili, di cui un miliardo ha guardato la partita della finale.

1 risposte
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renato
21/01/2016 23:20:30
complimenti per la PASSIONE che avete dimostrato per la mostra. un abbraccio e a presto. renato

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